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Teatro Verdi Monte San Savino: Homeless un anteprima nazionale

Teatro Verdi Monte San Savino: Homeless un anteprima nazionale

In prima nazionale al Teatro Verdi di Monte San Savino, giovedì 6 dicembre alle ore 21.15, la nuova produzione di Officine della Cultura realizzata con il contributo di IMAIE, che vedrà protagonisti due artisti con un background diverso, ma che hanno in comune molto più di quello che potrebbe sembrare: sono nonna e nipote: Marisa Mantovani e Enriko Fink, accompagnati dalla Homless Orchestra.

"E' l'incontro di due generazioni – racconta Enrico Fink – proprio come l'idea di questo spettacolo,  con  una famiglia vera in scena, intenta a costruire una casa sul palco e a raccontarne l'assenza, la vita senza tetto, senza radici, senza identità, attraverso i testi di mia nonna Marisa e il mio recital cantato"
Lo spettacolo segna anche l'inizio delle riprese di un film: realizzato da Fernando Maraghini ed Erica Pacileo. Il film, di cui sarà realizzato un DVD, partirà dalle riprese della messa in scena per raccontare con un altro linguaggio, quello del video, il mondo e le emozioni di Homeless.
Homeless sono i senzatetto che affollano le strade delle metropoli più ricche. Homeless vuol dire esilio, con le sue insanabili nostalgie. Homeless è la millenaria storia della diaspora ebraica. Homeless significa zingari e campi nomadi. Homeless, infine, è un'accusa senza riserve alla guerra e alle sue devastazioni così come alla fame che spinge tanti disperati lontano dalla propria terra.
Ma homeless è anche uno stato d'animo, la scelta libera di non avere fissa dimora, e in questo caso può significare evasione e perfino gioia o, al contrario, rabbia e umiliazione.
Homeless è uno spettacolo teatrale musicale. Con musiche di strada, di festa e di lotta che con le sue grida di dolore e le sue parole di pace aspira ad essere una corsa tra popoli e culture diverse, il racconto di una marcia alleata del dolore e della speranza. Il racconto è un percorso sul tema dell'esilio, inteso come dramma della modernità, dei migranti, dei  senza casa, ma anche come prospettiva possibile, utopia di un annullamento dell'idea stessa di terra posseduta, di patria, di nazione.
Le musiche che ne fanno parte sono un mix eclettico: "punto di partenza è la tradizione ebraica e in particolare il klezmer – dice Fink - ma fra ritmi di percussioni sudamericane e riff di tromba, il programma spazia e diventa definibile solo come un viaggio nella musica del mondo, capace di includere canzoni del pacifismo israeliano così come canzoni di lotta della tradizione popolare italiana, rivisitazioni di brani pop e molti brani originali".
A rendere ancora più unico questo progetto è l'organico dei musicisti: una vera e propria "homeless orchestra" formata da nove musicisti.